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Aes premonetale

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Foto di cataloghi d'asta Artemide

Foto di cataloghi d'asta Artemide
Prima che a Roma la moneta fosse introdotta, nel Lazio e in alcune parti dell'Italia centro-settentrionale era in uso come mezzo di scambio il rame in pezzi (senza forma, di varia grandezza e peso, spezzati senza regola e accettati a peso): l'aes rude o aes infectum (ovvero rame rozzo, grezzo), il cui uso è attestato già a partire dall'VIII sec. a.C.

Il passaggio successivo ci porta all'aes formatum: pezzi di rame non piú irregolari ma di forma rettangolare, chiamati anche barre o lingotti o pani. Si rinviene di solito spezzato o in frammenti delle piú svariate dimensioni e peso: i rari pezzi piú pesanti possono arrivare a gr. 2000; rari sono anche i pezzi da 400 - 300 grammi trovati nei ripostigli; quelli che piú comunemente si rinvengono non pesano piú delle monete librali.

Successivamente a questi pani di bronzo venne apposta un'impronta su una o entrambe le facce: l'aes signatum ovvero rame con l'impronta. I segni e i simboli piú antichi sono molto schematici, pochi tratti irregolari che li fanno assomigliare ad un ramo secco oppure ad una spina di pesce. Anche questi lingotti difficilmente si rinvengono interi, ma spezzati.

L'uso dell'aes signatum è attestato già alla metà del VI sec. a.C. (un frammento del ramo secco è stato rinvenuto in un deposito votivo nel tempio di Demetra Thesmophoros a Bitalemi presso Gela, datato dagli archeologici al 570-540 a.C). Non mancano però anche per l'aes premonetale teorie ribassiste che collocano il materiale piú antico non oltre la prima metà del V secolo a.C. e che il contesto archeologico di Bitalemi non sia affidabile ponendo il frammento del ramo secco rinvenuto agli ultimi decenni del V secolo a.C.

Le aree di maggior rinvenimento di questi oggetti si concentrano nell'Etruria padana, in particolare nell'Emilia, tra Bologna e Reggio, con propaggini significative in Toscana, Lazio e Veneto. Uno dei ritrovamenti piú importanti è stato quello di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, dove nel 1897 si rinvennero 59 lingotti con il "ramo secco" (pesi da 806 a 2115 grammi), 21 barre e 19 frammenti.

Si presume che questi lingotti siano stati prodotti da privati per venderli o per usarli come mezzo di scambio. In età piú tarda compaiono altri contrassegni quali l'asta, il delfino, il crescente lunare insieme talvolta con una stella a otto raggi: si ipotizza come datazione per questi lingotti un periodo compreso tra il 325 e il 250 a.C.

E' evidente che questa forma di premoneta veniva impiegata nelle contrattazioni e valutata a peso, secondo un sistema che a Roma restò in vigore a lungo e che si ripeteva nella formula "per aes et per libram" (cioè per mezzo di bronzo e di bilancia).

Sia l'aes rude che l'aes signatum continuarono ad essere usati come mezzo di pagamento anche dopo l'introduzione della moneta vera e propria e li ritroviamo nei ripostigli monetari insieme alla moneta ufficiale.


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Ultima modifica: Thursday 16 January 2014 alle ore 22:15, legionario
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